Il settore dello spettacolo

1.1 Premessa e obiettivi

Da tempo nel dibattito economico nazionale è all’ordine del giorno il rapporto tra creatività ed innovazione per il rilancio competitivo dei territori. Sicuramente a Napoli e in Campania le attività dello spettacolo rappresentano la massima espressione della creatività, consolidata da un’immagine internazionale particolarmente significativa, creata da tempo con la canzone napoletana, le attività teatrali. Fare, pertanto, riferimento al ruolo di infrastruttura per le attività dello spettacolo nel territorio regionale sembra non solo pertinente, ma opportuno se si considera la relazione diretta che tali attività hanno con lapropria specifica area di appartenenza. Va, infatti, ricordato che un sistema territoriale è sostanzialmente identificabile in servizi e componenti sociali, come la creatività o l’attitudine d’innovare, le competenze capaci di sostenere lo sviluppo e creare competitività nei soggetti economici presenti. Sul piano politico diviene, quindi, molto importante capire quali siano i driver in grado di esercitare un impatto positivo sul valore e sulla crescita delle diverse infrastrutture del territorio, per le conseguenze che essi hanno sull’intero sistema economico. il rafforzamento dell’infrastruttura “settore dello spettacolo” può rappresentare un’opzione strategica per la Regione Campania. Molti Paesi anche non europei hanno intrapreso questa strada con successo.1 L’obiettivo della relazione è quello di analizzare il rilievo delle attività dellospettacolo in Campania, provando a fornire considerazioni utili per rispondere ad alcune domande: 1) qual è l’importanza del settore dello spettacolo in Campania? 2) quali sono i caratteri specifici del settore in termini di diversificazione, radicamento territoriale, articolazione interna, intervento pubblico? 3) qual è il contributo del settore dello spettacolo allo sviluppo sociale ed economico della Regione Campania?

 

1 Si pensi al caso del Singapore Arts Festival.

 

1.2 Le attività dello spettacolo: settore consolidato della campania

La prima questione di fondo da affrontare è quella relativa alle caratteristiche delle attività dello spettacolo esistenti nella Regione Campania, per definire con più attenzione i confini ed i contorni di questo settore ed evitare di fornire una fotografia confusa di una massa di operatori, clienti, spettatori, bisogni, tecnologie, luoghi, ecc. impalpabile e dispersa nel territorio, mentre esso spesso manifesta un’ampia comunità con numerose interrelazioni, che rappresentano elementi di differenza rispetto ad altre aree territoriali del Paese. Un primo schema di riferimento può essere rappresentato dal Framework forCultural Statistics (FCS) dell’UNESCO sviluppato nel 1986. Si tratta di uno schema di classificazione utile per elaborare statistiche sul settore culturale e dello spettacolo. In dettaglio, il framework dell’UNESCO identifica 9 categorie di attività e di generi di produzione artistica e 5 funzioni nel processo di produzione culturale. Questi settori e queste funzioni delineano quello che l’UNESCO intende come settore culturale e dello spettacolo. L’intersezione tra i due assi (vedere Figura seguente) consente di costruire una matrice nella quale si distinguono 45 diverse ipotesi di combinazione (9 settori e 5 funzioni di produzione del processo indicati rispettivamente in ascisse e in ordinate nella figura seguente). Le categorie che sembrano essere più significative per la Regione Campania sono: attività musicale, performing arts, audio media, audiovisual media, sports and games. Nella figura i pallini blu indicano le combinazioni genere/processo, che verranno prese in esame nelle fasi successive.

 

 

Applicando al caso dei servizi culturali e dello spettacolo individuati secondo lo schema UNESCO, integrato sulla base dei criteri di rilevazione e classificazione SIAE, le dimensioni tipiche di un’analisi di settore, emergono tre elementi inequivocabili:

  1. i servizi culturali e di spettacolo descritti sono indirizzati alla soddisfazione di un set di bisogni comuni (stimoli culturali, opportunità di socializzazione, senso di identificazione, senso di cittadinanza…) che sono solo in parte in concorrenza con altre attività collegate al tempo libero (sport, gioco, );
  2. le diverse attività dello spettacolo pur manifestando una natura simile in termini di servizio fornito, si possono differenziare rispetto alla tipologia di spettatori e di destinatari cui si rivolgono;
  3. infine, esiste un’importante distinzione tra le varie attività dello spettacolo rappresentata dalle diverse modalità tecniche ed organizzative utilizzate nello sviluppo dei processi di erogazione dello spettacolo, come codificati dall’UNESCO.

Una pur rudimentale applicazione del diagramma di Abell mette in rilievo l’esistenza di un più preciso posizionamento economico delle singole categorie dello spettacolo per definirne le diverse capacità di rappresentare, anche dal punto di vista della domanda e delle risorse esistenti, potenzialità di sviluppo. D’altra parte le caratteristiche d’infrastruttura del settore sottolineano una dimensione sistemica che si esprime attraverso interazioni, comunicazioni e collaborazioni tra soggetti che operano in Campania, sottoponendo all’attenzione un comparto che fornisce un valore complessivamente prodotto superiore alla somma dei contributi dei singoli operatori.

 

 

Le attività dello spettacolo della Regione Campania si presentano con un’offerta rilevante con relazioni spesso intense, anche se i dati quantitativi indicano l’esistenza di alcune aree da rafforzare e da consolidare, soprattutto alla luce di un confronto con altre Regioni italiane di dimensioni simili. L’insieme delle attività mostra, insieme a prodotti tradizionali e fortemente locali, anche alcuni prodotti innovativi, in linea con le tendenze del mercato internazionale, che appaiono però sul ciclo di vita ancora in una fase di sviluppo/agitazione, non avendo raggiunto una posizione stabile sul proprio segmento di mercato. Sotto questo aspetto incertezze da parte degli operatori pubblici, considerando gli indubbi legami con il finanziamento pubblico, allungano i tempi di affermazione degli spettacoli o delle iniziative, o nel caso contrario non determinano con chiarezza la loro definitiva cessazione. La mancanza di una visione complessiva di priorità influenza la vitalità delle iniziative e comunque riduce gli effetti infrastrutturali del settore, collegati alla crescita economica e sociale del territorio.

 

 

È bene tener presente che le numerose relazioni tra i diversi tipi di spettacolo sono notevolmente condizionate dalle scelte strategiche fatte a livello di policy maker. Certamente i caratteri innovativi delle iniziative, in linea generale, richiedono un impegno finanziario pubblico più intenso e una più elevata esigenza di comunicazione e promozione nella fase d’impianto dell’iniziativa. D’altra parte le interdipendenze finanziarie tra i diversi spettacoli non sono collegate solo alla distribuzione dei fondi, ma anche alla capacità di fare sistema nell’ambito regionale, sfruttando la dinamica dell’esigenze e dei bisogni che nel tempo si creano. Questo vuol dire che dal punto di vista dell’offerta è necessario, rispetto alle risorse a disposizione, trovare il necessario equilibrio tra le diverse tipologie di spettacolo per evitare che una scelta, basata solo su un criterio di pura efficienza economica, crei un generale depauperamento con una complessiva perdita di competitività del settore.

 

1.3 L’area di business del settore dello spettacolo

Un confronto con un settore in sviluppo

Il settore culturale complessivamente dà lavoro a oltre 12.000 persone (includendo indotto e interinali), grazie alla partecipazione di oltre 1.000 Operatori divisi sui vari generi di spettacolo che generano oltre 300 MLN € di fatturato complessivo. Si tratta di numeri di grande significato economico che possono essere capiti meglio se messi a confronto con un settore dinamico attualmente sotto attenzione come quello dell’Information and Communication Technology (ICT). L’elemento principale alla base di tale scelta di comparazione risiede nel fatto che entrambi i settori economici sono caratterizzati, in larga parte, dalla produzione di intangibles il cui valore è immagazzinato genericamente in opere di ingegno intellettuale. Il settore ICT conta 5.300 operatori, produce un fatturato di circa € 1.000 MLN e vantacirca 17.000 occupati. Come si nota in termini totali i dati del settore ICT sono superiori a quelli dello spettacolo per ricchezza prodotta, anche se l’occupazione è di gran lunga inferiore rispetto a quella dello spettacolo. Ma questa indicazione di maggior peso dell’ICT relativamente alla creazione della ricchezza, espressa solo dal valore aggiunto, va riconsiderata se si osservano alcuni aspetti peculiari delle attività dello spettacolo. Le attività dello spettacolo, infatti, non solo richiedono un più basso investimento per addetto, sottolineando il rilievo che hanno sull’occupazione regionale, ma hanno in termini di indotto locale un ruolo particolarmente interessante. Va, infatti, osservato che, tenuto conto delle caratteristiche della struttura economica della regione Campania, una larga parte della ricchezza prodotta dall’ICT, come per molti settori manifatturieri avanzati, si trasferisce fuori dalla regione Campania (si stima non meno del 50%) attraverso l’acquisto di beni e servizi necessari alla realizzazione dei processi produttivi. Nel caso invece del settore dello spettacolo una percentuale di circa l’80% resta, in termini di prodotti e servizi, nell’ambito regionale. Questo significa che ogni euro immesso nel settore culturale ha un maggiore effetto moltiplicativo sull’economia regionale. il solo confronto sul fatturato o sull’occupazione non è, pertanto, sufficiente per una valutazione comparativa del settore dello spettacolo. Esso assume, come già detto, un ruolo di sviluppo nel territorio di particolare rilevanza. Un altro dato che sottolinea la capacità economica del settore dello spettacolo è dato dalla ricchezza che ciascun operatore riesce a realizzare: il fatturato medio per operatore dello spettacolo è di circa 300.000 €, superiore ai 180.000 € del settore ICT, anche se il fatturato medio per addetto pari a circa 25.000 € contro i 60.000 € nel settore ICT, indica l’esigenza di un numero doppio di addetti per garantire il medesimo livello di ricchezza.

Un confronto interregionale sui luoghi di spettacolo

Un ulteriore aspetto da considerare è la consistenza del settore della Regione Campania, rispetto a quelli di altre importanti aree territoriali italiane.

 

La tabella mette immediatamente in evidenza una consistente struttura al servizio delle attività dello spettacolo nella regione Campania, anche se, in ogni caso sottodimensionata rispetto alle altre strutture regionali, considerando la maggiore dimensione della popolazione presente nella nostra regione. inoltre si rileva che la crisi economica e finanziaria fa sentire i propri effetti sulla capacità di attivazione e di funzionamento dei luoghi dello spettacolo in Campania. Nel confronto 2008- 2009, l’unico dato di incremento positivo riguarda i luoghi dello spettacolo destinati alle attività teatrali. I parziali più negativi si riferiscono, invece, ai luoghi dedicati allo spettacolo viaggiante (-22%), alle attività con pluralità di generi (-30%), e agli spettacoli cinematografici (-11%). Complessivamente in Campania, tra il 2008 ed il 2009 si registra un decremento del 5% nel numero dei luoghi di spettacolo, con un decremento più elevato di quello nazionale. Sotto quest’ultimo aspetto il confronto con l’Emilia – Romagna è particolarmente significativo, in particolare se si guarda al numero dei luoghi di spettacolo per l’attività concertistica. Nell’ambito delle regioni meridionali il settore campano assume invece una certa supremazia con un numero dei luoghi di spettacolo superiore al dato dell’altra grande Regione meridionale (la Puglia) e sostanzialmente equivalente a quello della Sicilia, anche alla luce del fatto che il divario principale si riscontra nel caso dei luoghi di spettacolo dedicati all’attività con pluralità di generi (circa 1000 luoghi di spettacolo presenti in Sicilia contro i circa 600 in Campania). La prima conclusione che si può trarre è che il settore attraversa una fase di crisi che richiede investimenti e sostegno finanziario, confermata da una netta riduzione dell’offerta di spettacoli nel triennio 2007-2009. Si riduce, infatti, l’attività teatrale (da 10.700 a 10.400), l’attività con pluralità digeneri (da 1.700 a 650). Gli unici incrementi si registrano nell’attività cinematografica (da 90.000 a 115.000) e nell’attività concertistica (da 1.400 a1.500).

L’offerta di spettacoli in Campania: il posizionamento strategico della Regione

L’analisi dei dati, rispetto al numero di spettacoli, indica che la Campania ha un ruolo relativamente limitato nel panorama nazionale, se si escludono le attività dello spettacolo viaggiante, dove la Campania pesa per circa il 12%. La Regione Campania resta comunque in posizione di preminenza nel Sud, con circa il 41% del totale del numero degli spettacoli complessivamente rappresentati nelle regioni meridionali. La Puglia raggiunge il 30%, mentre tutte le altre Regioni cumulativamente considerate arrivano al 29%. La Regione Campania svolge un ruolo di sostanziale leadership rispetto alle altre Regioni meridionali in tema di attività dello spettacolo. Anche se va segnalato che nel quadriennio 2006-2009, la posizione di guida della Regione Campania nel Mezzogiorno di Italia si è indebolita a favore della Puglia: in entrambe le Regioni si producono circa 3.100 spettacoli ogni 100.000 abitanti (fonte SiAE, Annuario dello Spettacolo, 2006-2009).

 

 

 

È interessante osservare che la condizione di minore rilievo della Regione Campania rispetto al sistema di produzione culturale e dello spettacolo in Italia, cambia nei generi dello spettacolo maggiormente tradizionali e fortemente localizzati e distribuiti nella regione.

Il radicamento dell’offerta di servizi dello spettacolo nelle Province della Campania

La Provincia di Napoli (per la presenza della città capoluogo di Regione ed ex capitale) gioca un ruolo centrale nel settore con il 56% del totale dell’offerta regionale; le altre Province meno densamente abitate coprono complessivamente oltre il 40% dell’offerta. È importante però osservare che il settore dello spettacolo non è una prerogativa napoletana, ma un’attività di interesse regionale che coinvolge, con vario grado di profondità, tutte le Province. Il numero degli spettacoli realizzati per 100.000 abitanti passa, infatti, dai 2.460 di Salerno ai ben 4.500 di Benevento, mentre nella Provincia di Napoli si realizzano 3.100 spettacoli. Sul piano dell’offerta e della tipologia dello spettacolo napoli e la sua provincia sono comunque un elemento di riferimento e di traino per il settore nell’intera Regione, anche se il settore assume rilievo e di importanza in tutto il territorio regionale, coinvolgendo un’ampia comunità di operatori ed artisti.

La diversificazione delle attività dello spettacolo

Il grado di diversificazione è influenzato da un lato dalla presenza e dal peso relativo dei diversi generi di spettacolo e dall’altro dalla presenza di eventi straordinari (rassegne, festival, manifestazioni) fortemente caratterizzati in termini di contenuto e radicati in specifiche aree territoriali. La Campania si presenta in linea con i valori nazionali, in termini di peso percentuale dei diversi generi di spettacolo, e presenta un’articolata offerta supplementare che poggia su un numero molto alto di rassegne e festival. Per quanto riguarda il grado di concentrazione del settore per genere di spettacolo, in Campania la realizzazione di spettacoli cinematografici assorbe circa il 66% rispetto all’oltre 70% del Lazio e al 57% del Veneto. In Campania la produzione di spettacoli teatrali corrisponde a circa il 6% contro il 5% dell’Emilia – Romagna, il 4% della Puglia. L’attività concertistica della Campania è in linea con le altre Regioni con circa l’1%. La diversificazione dell’offerta di servizi di spettacolo in Campania è influenzata dal fatto che nella nostra Regione al 2009 erano attivi oltre 50 Festival nei diversi generi di rappresentazione e nelle varie Province.2 Emerge in maniera chiara il ruolo degli eventi straordinari, che possono funzionare come canale di consolidamento dei rapporti con i sistemi produttivi internazionali, anche se in mancanza di una precisa e nota programmazione pubblica, sono molto limitati i possibili effetti sul sistema economico locale.

 

2 A titolo esemplificativo e senza esaustività, si possono citare alcune esperienze di rilievo: Giffoni Film Festival, Napoli Teatro festival, Ravello Festival, Leuciana Festival, Città Spettacolo, Capri Holliwood…

 

1.4 Il settore dello spettacolo come infrastruttura per lo sviluppo economico e sociale

Nel 2009 la domanda di spettacolo in Campania ha generato circa 15.000.000 di presenze e ingressi complessivamente: il 43% è generato dalla Provincia di Napoli, il 28% dalla Provincia di Salerno, il 10% dalla Provincia di Caserta, il 12% dalla Provincia di Benevento, e il 7% dalla Provincia di Avellino. La Puglia si assesta su 12.500.000 presenze circa. La Campania sembra quindi contare su una domanda di servizi dello spettacolo significativa. L’andamento rispetto al 2008 è però negativo. Gli ingressi per attività concertistiche si sono ridotti del 48%, per l’attività teatrale del 6%, per il cinema dell’8%. È interessante notare che questa contrazione nella domanda si è marginalmente ripercossa sulla spesa al botteghino e non ha condizionato il complessivo volume di affari generato, passato da 260 MLN € a circa 300 MLN(2009). La provincia di Napoli contribuisce con oltre il 65% al fatturato complessivo. Anche in questo caso il contributo delle altre 4 province è ad ogni modo molto rilevante sfiorando il 35%. il valore aggiunto pro-capite mette in evidenza che il valore per abitante passa dai 25€ di Caserta ai 64€ di Napoli, contro i 42€ di Salerno, i 33€ diAvellino, e i 38€ di Benevento.

 

 

Napoli presenta anche alla luce della propria forte tradizione culturale nelle attività dello spettacolo un profilo molto particolare. Come dato emblematico della rilevanza del settore nella città capoluogo, si può riportare il fatto che la spesa al botteghino media pro-capite per tutti i generi di spettacolo al primo semestre 2009 era superiore al dato nazionale (31€ contro 25€). Per quel che riguarda l’impatto sociale, gli effetti che derivano dalla produzione di spettacolo sono molto articolati e coprono un’ampia gamma di variabili. il solo dato economico, infatti, non rende e non potrà mai rendere giustizia pienamente alla ricchezza espressa dalle attività di spettacolo. Le attività di spettacolo non possono essere considerate come attività residuali e finalizzate solo alla soddisfazione di un generico bisogno di divertimento e di svago individuale nel tempo libero. Gli effetti sociali, che derivano tipicamente da una produzione di attività di spettacolo qualificate, impediscono di accettare questa interpretazione. L’esperienza delle aree più attente allo sviluppo del settore dimostra il contributo fondamentale alla crescita economica e sociale. un impoverimento delle attività di spettacolo significa un depauperamento sociale, con ricadute negative sul clima generale, attraverso un minor senso di cittadinanza, un peggioramento della socialità, della compartecipazione e dell’identità collettiva. Tutti elementi che si riflettono direttamente sulla qualità della vita e che non consentono di combattere la disgregazione sociale in atto nel territorio regionale. Da questo punto di vista, il settore culturale può svolgere un ruolo molto importante nel caratterizzare la regione Campania nella competizione internazionale tra aree territoriali. Non solo per l’attrazione di una qualificata offerta di spettacoli, capaci di richiamare segmenti di mercato esterni e molto ampi, ma anche per l’immagine e la riqualificazione che tali attività creano nel sistema internazionale. Tali aspetti consentirebbero alla Regione Campania di essere inserita nelle principali aree metropolitane europee alle quali sono normalmente interessati i grandi investitori nazionali ed internazionali. Infine non va sottovalutato che il settore dello spettacolo ha un impatto ambientale più contenuto rispetto a molti altri settori produttivi. È superfluo sottolineare quanto questo elemento sia cruciale, rispetto alle aree di congestione ed affollamento  a Napoli e in Campania. Il tema dell’eco-sostenibilità e dell’impatto ambientale, generato dagli eventi, rappresenta oggi un momento di confronto imprescindibile che va affrontato direttamente dagli operatori e dalle organizzazioni che svolgono la loro attività in ambito culturale.

 

1.5 Alcune considerazioni conclusive

La presenza di una relazione diretta tra la creatività e la capacità di innovare di un’area territoriale e il livello complessivo di crescita socio-economica rende cruciale il settore delle attività dello spettacolo. La possibilità di un’attenta programmazione che vada al di là del semplice requisito della erogazione di risorse finanziarie diviene un requisito per un effettivo sviluppo del settore e per essere leva di un effettivo sviluppo territoriale. L’articolazione interna dell’area di business del settore dello spettacolo (grado di diversificazione, articolazione per generi) rappresenta, in termini di posizionamento del settore campano, un aspetto altamente qualificante. Infatti, in Campania il settore si articola in servizi e prodotti confrontabili in termini di tecnologia adottata, funzione d’uso ricoperta e clienti serviti. Tra i diversi generi di spettacolo esiste, inoltre, un’articolata e densa rete di inter-relazioni artistiche, sociali ed economiche che incide con un effetto di moltiplicatore sul valore complessivamente prodotto. L’analisi della capacità produttiva e dei volumi di produzione del settore in Campania mette in evidenza lo stato di sofferenza ancora in corso, testimoniato, ad esempio, da una contrazione nel numero dei luoghi di spettacolo complessivamente attivi. Si avverte una chiara necessità di investimenti e di un’attenta pianificazione strategica e finanziaria pubblica. La Campania svolge, e potrebbe svolgere in modo più costante rispetto alle altre Regioni meridionali, un fondamentale ruolo di leadership. Sembra, pertanto, allarmante che, nel corso dell’ultimo quadriennio (2006-2009) la sua posizione si sia indebolita a favore della Puglia. Molto negativo è, inoltre, il risultato che viene da un confronto tra i volumi produttivi della Campania e quanto è fatto in alcune importanti regioni del centro e del centro-nord prese come termine di paragone. In sintesi, può essere utile domandarsi se, nella situazione di difficoltà finanziarie che la Regione Campania sta vivendo, conviene investire nel settore delle attività dello spettacolo, rispetto ad altri settori più noti e sponsorizzati.  Per poter dare una risposta vanno considerate alcune dimensioni chiave relative al grado di compatibilità del settore con le caratteristiche economiche e sociali della Regione Campania. Tali dimensioni, infatti, indicano elementi di riflessione, spesso poco considerati in fase di scelta e di definizione delle priorità, che mattono in rilievo la grande coerenza del settore con il sistema presente nella Regione:

  • le caratteristiche ecologiche del settore consentono di realizzare attività economiche nella Regione Campania, anche in aree fortemente congestionate, come quelle costiere, o quelle interne di maggior pregio paesaggistico;
  • il settore è strettamente in linea con la struttura economica della Regione Campania. Le attività dello spettacolo hanno, infatti, un elevato impatto sul turismo, sulla struttura alberghiera, dell’accoglienza e della ristorazione, sulle attività artigianali che rappresentano da sempre tipici comparti regionali. Questo determina che larga parte degli investimenti realizzati nel settore resta nella Regione, creando effetti moltiplicativi elevati ed ulteriore occasione di creazione di ricchezza;
  • l’esigenza di realizzazione di spettacoli è coerente con le strutture e le location regionali e con gli elementi di potenzialità differenziali della Regione Campania rispetto alle altre regioni italiane ed europee;
  • il carattere sociale e professionale della popolazione della Campania collegato alla “creatività”, così come dimostrato da numerosi studi, può rappresentare un significativo punto di forza nelle attività dello spettacolo, mentre è meno applicabile nei settori manifatturieri e tecnologici dove esistono più limitate conoscenze e minore esperienza;
  • l’esistenza di una significativa “comunità”, che negli anni ha consolidato relazioni nel settore, anche a livello nazionale ed internazionale, creando una rete che rappresenta attualmente una piattaforma importante per lo sviluppo di nuove attività, anche in tempi relativamente limitati;
  • la posizione avanzata sulla curva d’esperienza del settore dello spettacolo della Regione Campania, ha riflessi sulla capacità di essere competitivo anche sui costi di produzione. in altri settori produttivi, la Regione Campania sconta invece ritardi e posizioni negative per l’elevato gap che ormai esiste con altre aree territoriali esterne alla Regione;
    • capacità del settore dello spettacolo di qualificare il territorio della Regione Campania nella competizione internazionale tra aree territoriali.

Infine, non va dimenticato che le attività dello spettacolo, come già detto, hanno un fondamentale ruolo d’infrastruttura necessaria per supportare lo sviluppo della competitività della Campania. Le infrastrutture sono, infatti, un insieme di risorse, condivise da una comunità, che sostiene un’ampia gamma di attività economiche e sociali. Le attività dello spettacolo non solo creano un eccezionale strumento di supporto attraverso lo sviluppo di un significativo indotto, ma arricchiscono gli effetti sociali e di vivibilità di un territorio che si riflettono su una delle più formidabili leve di sviluppo: la qualità della vita. È ormai noto che la qualità della vita è uno strumento di attrazione degli investimenti e aiuta a creare il clima necessario per migliorare relazioni sociali improntate alla civiltà e all’ottimismo.

 

Riccardo Mercurio è professore ordinario di Organizzazione Aziendale presso il dipartimento di economia aziendale della Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Ha conseguito il Master in Business Administration, presso l’IMEDE di Losanna (Svizzera) ed ha svolto ricerche presso l’Associazione della Distribuzione di Bruxelles (Belgio) e presso l’Università di New York e quella di Cambridge (U.K.). È Editorial Board Member della rivista “Journal of Management and Governance” e componente del Consiglio Direttivo AIDEA Accademia Italiana di Economia Aziendale.

Gianluigi Mangia è ricercatore di Organizzazione Aziendale presso il dipartimento di economia aziendale della Facoltà di Economia dell’Università di Napoli Federico II. Ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Organizzazione, Tecnologia e sviluppo delle risorse umane presso l’Università degli Studi del Molise ed ha conseguito il proprio titolo di laurea in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha svolto attività di ricerca presso la London School of Economics, la University of Warwick, e la University of Cardiff.

 

 

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